L’associazione culturale Neoartgallery
presenta
Stratificazioni
Fotografia Installazioni e Pittura di
Meltem Akkaya – Silvana Di Lorenzo – Pasquale Pazzaglia – Valter Vari
a cura di
Giorgio Bertozzi e Ferdan Yusufi
Viviamo in un mondo dove i suoni sono diventati ormai rumori disarticolati, molesti, ossessivi e inquinanti, dove le belle parole che descrivevamo nei concetti sono dimenticate o segregate e poco accessibili, dove ciò che vediamo è uno spettacolo che dà fastidio e paura, ribrezzo e vergogna, dove il rumore di un motore ci affascina e ci manda in visibilio, ma dove se qualcuno parla ad alta voce o canta per strada ci stupisce, ci infastidisce e qualche volta lo zittiamo, dove i colori sono scomparsi dal nostro abbigliamento sempre più bianco o nero e dalle nostre città, ci vestiamo e dipingiamo le case di colori neutri, perché temiamo i commenti e di apparire colorati non abbiamo il coraggio come di esporre noi stessi per paura di essere protagonisti nella vita, dove l’inaffidabilità e l’infedeltà dei governanti, sia pubblici che privati, sopprime le nostre speranze invece di proteggere e sviluppare le nostre idee, dove il denaro opprime la nostra vita nell’illusione che averne ci renda liberi dai dolori e dalle infelicità.
In mezzo a questo marasma globale, in qualche cervello più sano nasce l’idea di scoprire e di togliere la coperta che blocca e nasconde all’uomo, il mondo. L’uomo si deve togliere dall’apatia per riprendere la forza di conquistare il posto che gli compete. Tante persone si dannano l’anima per risolvere queste situazioni di allucinazione collettiva e di partecipazione ipnotica, ma i risultati sono parzialmente positivi e spesso temporanei.
Si sopprimono donne e bambini perché hanno il coraggio di esserci, di darsi da fare per esistere e sopravvivere.
A questo caos, a questo disordine gli artisti dicono basta e recuperano dal profondo, sotto cui sono stati sepolti: la natura e le sue creature, l’umanità e le coscienze, la storia e i suoi insegnamenti, l’ingegno con i suoi frutti. Meltem Akkaya, Silvana Di Lorenzo, Pasquale Pazzaglia e Valter Vari scavano negli accumuli stratificati di quanto accantonato, dimenticato, trascurato e ignorato, come un fossile sotto la montagna di stratificazioni, che l’uomo e il tempo hanno prodotto. Novelli archeologi della memoria i nostri artisti ci presentano opere quali testimonianze di un mondo recuperato perché protetto nelle stesse stratificazioni , che lo hanno sì nascosto ma spesso preservato.
Giorgio Bertozzi Roma giugno 202
Parco Valle del Treja
Palazzo baronale “Anguillara” in Calcata
Piazza Vittorio Emanuele II, 4 01030 Calcata (VT)
Inaugurazione sabato 21 giugno 2025 ore 17.30
La mostra prosegue dal 22 giugno al 2 luglio 2025
Dalle ore 11.00 alle 13.00 dalle 15.00 alle 18.00
Nel giorno dell’inaugurazione sabato 21 giugno 2025 sarà offerto un rinfresco di benvenuto
L’evento è realizzato anche grazie a Claudio Giulianelli dell’associazione Culturale MegaArt
Immagine Coordinata a cura di Stefano Ferracci – Tangram Gallery
Il Palazzo baronale degli Anguillara si trova a Calcata e ne delimita l’ingresso al borgo con le sue mura, la torre merlata e la porta d’ingresso ad arco a sesto in peperino che conserva, a tutt’oggi, lo stemma marmoreo della famiglia degli Anguillara. Il suo impianto originario risale circa al X secolo, sebbene sia ancora distinguibile la sovrapposizione delle fasi di costruzione che hanno portato alla trasformazione dello stabile da “castrum” a palazzo. I piani sotterranei adibiti, al tempo, a scuderie e magazzino di derrate alimentari, il seminterrato destinato a dormitorio e divenuto successivamente “forno di corte” (entrambi gli ambienti con archi a sesto ribassato, peducci in tufo e volte a crociera), la torre a base quadrata, le mura merlate dotate di caditoie, il ponte levatoio, ormai perduto, che si calava sul fossato in tufo, del quale rimangono immutati i passi delle catene tiranti posti ai lati dell’arco d’ingresso, rivelano, di fatto, l’architettura militare che risale, probabilmente, a Ottone III (980-1002). Quest’ultimo restaurò la carica prefettizia affidandola alla famiglia Di Vico, che entrò così in possesso anche del territorio di Calcata. Nel 1420 Calcata appare invece tra le proprietà di Everso degli Anguillara e risale presumibilmente al XV secolo il rafforzamento dello stabile. Per i successivi 400 anni, tra ipoteche, riscatti, vendite e riacquisti, la proprietà passò tra le famiglie Sinibaldi e Anguillara. In un inventario del 1803, si attesta la trasformazione definitiva da “castrum” a palazzo, compiuta per opera della famiglia Sinibaldi, con la costruzione di un primo piano e “un sottotetto quasi abitabile uso guardaroba” e la “sala di compagnia” affrescata. Nel 1828 cessò il passaggio continuo tra Sinibaldi e Anguillara e Calcata passò per eredità a un ramo della famiglia Massimo, il cui ducato si estinse nel 1909. In seguito andò in proprietà a vari privati, tra cui i Ferrauti, un tempo fattori dei duchi. Calcata, come il resto del Paese, affrontò duramente il periodo del dopoguerra. A seguito di frequenti crolli di terreno arrivò infatti per i calcatesi, negli anni ‘30, l’ordine di evacuare il paese. Il Palazzo, rimasto in stato di abbandono per lunghi anni, ha subito gravissimi danni che hanno portato alla perdita di preziosi affreschi. Acquistato dal Parco Valle del Treja nel 1987, è stato completamente ristrutturato con un progetto dell’architetto Paolo Portoghesi. I lavori, avviati nel 1995, hanno portato al pieno recupero della struttura. Nel 2015 sono stati realizzati importanti lavori di restauro conservativo al piano seminterrato, in cui è ancora custodito il forno: gli interventi hanno riguardato le superfici dipinte delle volte, delle pareti e del forno, riportando alla luce affreschi di grande interesse, che rimandano alla potente famiglia degli Anguillara.